Si è svolta a Casa Cervi nell’ambito della Festa della
Pastasciutta Antifascista la Premiazione del Premio Museo Cervi – Teatro per la
Memoria 2020 che va a concludere la 19^ edizione del Festival Teatrale di
Resistenza, rassegna di teatro civile contemporaneo, ideata e promossa da
Istituto Alcide Cervi insieme a Cooperativa Boorea, svoltasi dal 7 al 25 luglio
registrando sempre ampia partecipazione di pubblico.
La Giuria, presieduta da Maurizio Bercini (regista) e composta
da Roberta Biagiarelli (autrice, attrice, regista), Stefano Campani (direttore
di Boorea), Gigi Dall’Aglio (attore e regista), Damiano Pignedoli (giornalista,
critico teatrale), ha decretato i vincitori di questa edizione.
Il I° Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria 2020 va allo
spettacolo “Digiunando davanti al mare” della compagnia leccese Principio
Attivo Teatro, un progetto dedicato a Danilo Dolci di Giuseppe Semeraro, anche
interprete in scena, drammaturgia Francesco Niccolini, regia di Fabrizio
Saccomanno, con la seguente motivazione: «Con un neorealismo teatrale di
limpida efficacia, Giuseppe Semeraro fa rivivere l’impegno dell’intellettuale
Danilo Dolci verso i derelitti della Sicilia di settant’anni fa: dilaniata
dalle macerie del dopoguerra e dalle penetrazioni mafiose, nella sostanziale
indifferenza della politica. Dolci era uno scrittore e fine agitatore che si
sporcava le mani nella quotidianità delle persone, allo scopo di consentire a
tutti l’accesso a beni essenziali quali il cibo e l’acqua, il lavoro e la
cultura. Quest’ultima vissuta come mezzo che crea possibilità d’intense
relazioni e reciproco apprendimento tra esseri umani. Ed è proprio la sua
caratura di essere umano che traluce con comunicativa nella recitazione di
Semeraro, ricorrendo alla vivacità del dialetto e intarsiando scene
d’avvolgente cifra cinematografica. Tanto da restituirci la vicenda siciliana
di Dolci nei suoi aspetti di spiazzante creatività: in grado di sensibilizzare
le coscienze e di fare sentire più uniti tra loro gli umili ai quali è andato
incontro. Un messaggio di solidale vicinanza che risuona forte lungo questo
tempo di distanziamento personale, causa gli effetti di una tremenda pandemia».
Il 2° Premio è stato attribuito ex aequo agli spettacoli “Testa
di Rame” della compagnia livornese Orto degli Ananassi e a “TRE” della
compagnia ligure ScenaMadre rispettivamente con le seguenti motivazioni: «A
parte le qualità delle due pièce teatrali, si è deciso di premiare da un lato
la solidità di professionisti del teatro che, dopo anni di lavoro in situazioni
produttive garantite, hanno aperto un proprio spazio di arte e cultura
esponendosi a tutti i rischi del caso e dell’attuale congiuntura storica. Ci si
riferisce, cioè, al gruppo Orto degli Ananassi che con lo spettacolo Testa di
Rame rappresenta la storia affascinante di un palombaro e della sua sposa, in
una Livorno provata dalle conseguenze della Seconda Guerra mondiale.
Interpretato da Ilaria Di Luca e Andrea Gambuzza (che lo ha pure scritto con
Gabriele Benucci), la regia di Omar Elerian cala i due protagonisti in una
selva di scatola colorate, in cui si agita il mare di aspirazioni e paure che
li abita. Ma dalle quali si riescono a liberare, sull’onda ampia e profonda del
loro amore che dà la spinta per resistere e proseguire verso un più dolce
domani.
Dall’altro lato, ecco lo spettacolo TRE prodotto da ScenaMadre:
con la bella gioventù briosa del suo trio di giovanissimi attori non
professionisti (Simone Benelli, Francesco Fontana e Giulia Mattola), guidati
con mano audace e ammirevole dai registi-pedagoghi Marta Abate e Michelangelo
Frola. Bravi a creare una struttura teatrale dinamica, fantasiosa e pregna di
significati, col solo aiuto di un coro di sedie evocativo dell’assedio di
problematiche che preme sulla vita di un nucleo famigliare alle prese col
nostro complesso oggi».
La Giuria, insieme al Gruppo di lavoro e allo staff del
Festival, «sente la necessità di ringraziare gli spettatori che hanno
partecipato a questa edizione 2020, segnata dai pericoli della crisi pandemica
ancora in corso. Il numero delle prenotazioni, l’afflusso agli spettacoli, gli
attestati di sostegno e affetto, sono stati straordinari e toccanti. Ci hanno
dato slancio e coraggio nel realizzare al meglio il Festival, nonostante tutte
le difficoltà e doverose restrizioni, senza rinunciare al suo spirito
aggregativo e di mutuo confronto che arricchisce di pensieri ed emozioni una
comunità». Così come ricca di proposte e linguaggi diversi è stata la rassegna
di quest’anno. Dove è emersa una fervida molteplicità di codici artistici, temi
e generazioni, che testimonia la vitalità indomabile della scena italiana di
fronte alle sfide di questo tempo difficile.
Casa Cervi ha accolto tutto ciò con il suo sguardo sempre acceso
sull’esempio di uomini e donne che, dopo una crisi bellica fomentata dalla
violenza nazifascista, hanno saputo comunque liberare e far rifiorire l’Italia
dandogli prospettive dense di costruttivo futuro. Per questo Casa Cervi è un
luogo ideale per rinascere e ricostruire insieme, resistendo con vigore alle
minacce del periodo malato che stiamo vivendo.
Il Festival è stato ideato e promosso da Istituto Alcide
Cervi insieme a Cooperativa Boorea, con il sostegno di Proges e Conad, con
il patrocinio di Istituto per i Beni Culturali della Regione
Emilia-Romagna, Comune di Reggio Emilia, Restate 2019, Unione Terra di
Mezzo-Comune di Castelnovo di Sotto (Re), Provincia di Reggio Emilia, Comune di
Parma, Provincia di Parma, Comuni di Gattatico, Campegine, Poviglio (Re),
Comune di Casalmaggiore (Cr), in collaborazione con Fondazione I Teatri di
Reggio Emilia, ErmoColle.